Un popolo di vaste dimensioni al quale il sindacato guidato da Susanna Camusso guarda con molto interesse, convinto com'è che "il lavoro va universalmente tutelato" e che proprio per questo va riscritto uno Statuto dei lavoratori che tenga conto di come le attività e la produzione siano profondamente cambiate. Considerato che i posti di lavoro nelle fabbriche vanno assotigliandosi sempre più la Cgil, dunque, vuole - e ha bisogno - di uscire dalla divisione fra lavoro dipendente e lavoro autonomo: i "nuovi poveri" oggi sono laureati, svolgono lavori altamente qualificati e hanno bassi redditi e basse tutele. Platea fondamentale per un sindacato che ha necessità di riossigenarsi.


Dal quadro dipinto dalla ricerca (coordinata da Daniele Di Nunzio e Emanuele Toscano e presentata da Salvatore Barone, responsabile delle politiche contrattuali Cgil) emerge che la formula contrattuale predominante è, nelle sue varie formulazioni, la partita Iva (74,1 per cento), seguita da un 18 per cento di parasubordinati. La ricerca sottolinea che il 30 per cento dei professionisti riceva l'80 per cento o più del proprio reddito da un unico committente, ma che i livelli di reddito più alti si registrano fra chi ha più committenti. Precarietà, reddito basso, scarsezza di tutela sanitaria e lavorativa a fronte di un'alta pressione contributiva sono le caratteristiche che accomunano la vasta tipologia delle professioni rappresentate. Ma a sorpesa, nonostante tutto, la categoria non anela ad un posto fisso da dipendente: lo desidera solo il 15 per cento del campione. La stragrande maggioranza dei lavoratori rivendica il ruolo da autonomo, na chiede di guadagnare di più a condizioni migliori.


Ragionando attorno al complesso quadro con la leader Cgil Susanna Camusso, Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, ha promesso che il suo partito - il partito di governo - si muoverà verso tale platea. Taddei ha indicato le riforme necessarie: sostegno fiscale attraverso il regime dei minimi a favore dei redditi più bassi; limite di tempo per il pagamento delle fatture ai professionisti (la difficoltà di incassare i crediti è altissima); sospensione -e non interruzione - del contratto di fornitura in caso di malattia e maternità. Queste misure, ha precisato Taddei, non potranno essere inserite nelle deleghe sul Jobs Act e solo da giugno - ha detto - si potrà pensare agli interventi sul lavoro autonomo. "Contiamo di farlo - ha concluso Taddei - il prima possibile".